PRIMA DI INIZIARE…
13 agosto 2019, pomeriggio nuvoloso, umido ma non torrido, a Milano: è un momento come un altro per riassumere i passi fin qui svolti e quelli ancora a venire in un tortuoso cammino che ci attende nei prossimi mesi se non anni.
Innanzitutto, una spiegazione: perché CIVITAS e perché 4 luglio?
Iniziamo dalla data: il 4 luglio 2019 si è tenuto presso il Circolo di Presidio di Milano il primo incontro in cui noi due, Alberto Ferrari e Giuseppe Pellegrino, abbiamo raccontato al pubblico una nostra recente esperienza professionale (siamo entrambi avvocati) che ci ha portato a scoprire, tramite la raccolta di testimonianze dirette, l’esistenza di un vero e proprio commercio di esseri umani che parte dai paesi dell’Africa sub-sahariana per approdare fino alle nostre coste (per distanze che si estendono approssimativamente tra i 5.000 ed i 7.000 chilometri).
Nel corso di quell’incontro diverse persone di buona volontà hanno deciso di aggregarsi in un’associazione volta al contrasto, sul piano politico e giudiziario, alla prosecuzione di tale commercio sul territorio della Repubblica.
L’impegno che attende il nostro Paese, infatti, non è semplicemente regolamentare secondo diritto l’accesso attraverso le proprie frontiere, ma attivare una nuova Norimberga che giudichi di un eccidio di oltre 10.000 vittime, nonché portare definitivamente a termine la tratta, quanto meno sul proprio territorio, laddove non trovasse adeguata collaborazione sul piano internazionale.
Di qui CIVITAS, che stiamo per costituire nel prossimo mese di settembre, alla ripresa dell’ordinaria attività lavorativa. Prima di costituire CIVITAS come ente civilistico, riteniamo necessario approvare una DICHIARAZIONE FONDAMENTALE, che costituisca un punto di riferimento sottratto alla sovranità dell’assemblea, guidandone il cammino.
Cosa ci si propone con Civitas? Cosa significa contrastare in concreto la tratta di esseri umani sul territorio della Repubblica sul piano sia politico che giudiziario?
Significa denunciare il fenomeno, per come lo si è appreso da chi ne è stato vittima e non tramite fonti libere o commenti di qualche organo di stampa adeguatamente ben nutrito per indirizzare l’opinione pubblica verso obiettivi oggettivamente inconsistenti e confliggenti con i valori fondamentali della civiltà occidentale; e denunciarlo nelle sede giudiziarie e politiche più opportune, perché si ponga fine al coinvolgimento del nostro Paese in questo vergognoso commercio e perché la coscienza collettiva non scivoli verso un’inconsapevole, quanto colpevole, indifferenza. Significa inoltre chiedere giustizia per le vittime della tratta e sollecitare lo Stato italiano innanzitutto nonché le Organizzazioni internazionali ad esercitare le rispettive prerogative perché cessi al più presto il commercio di esseri umani quanto meno all’interno dei confini del nostro Paese.
CIVITAS significa dunque appartenenza, appartenenza ad un Occidente figlio della classicità e della Cristianità, che vede l’Italia depositaria di un patrimonio culturale non nazionale, ma universale. È questo senso di appartenenza, nella consapevolezza della risibilità della nostra dimensione e dei nostri mezzi, che ci sta guidando in questo percorso.
Contiamo sull’aiuto ed ancor più sull’aggregazione di ogni altra persona che si riconosce nei valori affermati nella dichiarazione fondamentale.
Alberto Ferrari Giuseppe Pellegrino